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01. FLORES

Le storie iniziano da qualche parte, ancora prima di essere vissute o scritte. Questa si intitola: “Un brano di città” e parla di un musicista che ha avuto la ventura di nascere a Palermo, senza viverla abbastanza. Vi è rimasto poco meno di un anno. È figlio di una specie di famiglia globetrotter che da Cuba va nel Belize, sbarca ad Agrigento (1953) e poi a Palermo (1954). Poi a Roma e ancora a Palermo nel settembre del 1956, dove ad ottobre nasce Luca, si chiamava così. Indiscutibilmente è nato a Palermo e lì ha vissuto in culla gli otto mesi che lo separano dalla sua prima estate a Forte dei Marmi, dove verrà coccolato dai nonni. Una data e un luogo di nascita forse non possono dare un imprinting. Via Notarbartolo – dove la famiglia risiederà – è la strada non ancora aggredita dai condomini del “sacco di Palermo”, una sorta di comfort zone in cui resistono villini realizzati a cavallo del XX secolo immersi in giardini privati che fanno la differenza con il centro storico dei mercati e dei bassi. Eppure loro ricordano i rumori di una “fabbrica” nei loro pressi che rendono la vita insostenibile, per cui urge una ulteriore trasferta da cui il bimbo non tornerà più a Palermo. Nel 1959 andranno a vivere in Mozambico, luogo topico che determinerà le scelte di vita di Luca, lo stesso anno in cui Miles Davis conierà il jazz modale con l’uscita di Kind of Blue. Luca diventerà un musicista jazz, prima, e si diplomerà in pianoforte, poi; suonerà con Tiziana Ghiglioni, Chet Baker, Lee Konitz, Paolo Fresu, Massimo Urbani, Tony Scott, Dave Holland, Enrico Rava e molti altri, e avrà la possibilità di comporre brani da suonare con le sue formazioni. Il 29 marzo 1995 è morto suicida a Montevarchi.

Come altri ignoranti, ho saputo della sua vita e della sua musica da esitante cinefilo. Il film “Piano, solo”, deriva del libro “Il disco del mondo”, ha divulgato la storia di Luca. Ho quindi acquistato la sua musica su cd e per anni l’ho ascoltata, fino a quando le circostanze della vita non mi hanno fatto arenare a Palermo, dove tuttora abito, vivo e lavoro. Non ricordo cosa faccia l’uomo ladro, ma l’esito di quella metafora mi ha spinto a sollevare un ginepraio, con l’aiuto di Paolo, fratello di Luca, e una raccolta di firme con illustri sostenitori, per intitolare un brano di Palermo a Luca. Non una strada in una zona periferica della città, ma un improbabile fazzoletto di terra all’interno del centro storico. Ce l’abbiamo fatta, abbiamo organizzato un concerto al Brass, raccolto le firme, depositato la richiesta e seguito tutta la prassi burocratica per ottenere il riconoscimento dagli uffici di toponomastica del Comune di Palermo. C’è voluto quasi un anno. Dopodiché, il brano di città nel 2007 è stato formalmente destinato a Luca: Villetta Luca Flores, così si chiama. Si può rintracciare su Google Maps, alle coordinate 38°06’57.2″N 13°22’18.0″E. Con i canoni e i princìpi del digitale possiamo affermare che la Villetta esiste: è l’unico luogo in Italia dedicato a Luca Flores (forse, l’unico dedicato ad un jazzista italiano). Si attende solo che la si inauguri ufficialmente – come è accaduto in questi ultimi anni per vie, targhe e piazze di altri siciliani illustri – per fare in modo che l’unicità possa essere condivisa con la città.

(Domenico Cogliandro)

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