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05. COLORED

Fino a qualche giorno fa, grazie anche al libro “Storie di jazz e non solo”, ci è stato noto che Luigi Giuliana, autore del libro e tra i soci fondatori del Brass, avesse scattato un numero elevato di fotografie con pellicole in bianco e nero. Le pellicole costituiscono il fondo Luigi Giuliana degli archivi del Centro Studi, così come le sue fotografie; diverse immagini stampate sono esposte nei locali della Scuola di Musica, all’interno del complesso di Santa Maria dello Spasimo, altre le si potrà trovare – a partire dal 2022 – nel Brass Jazz Club allo Spasimo; a cui si aggiungono le immagini contenute nel suddetto libro. Il materiale in bianco e nero variamente stampato è meno di una centesima parte di quello che abbiamo in archivio, e gran parte di esso – stante che i soggetti debbano essere in gran parte “riconosciuti” – va ancora scansionato in alta definizione per essere successivamente archiviato sulla immensa policroma libreria database di OPAC nella quale il Brass ha un piccolo ma privilegiato cantuccio (prima biblioteca italiana specializzata in musica jazz, che fa parte della piattaforma).

Qualcuno avrà strizzato gli occhi leggendo il titolo che ho messo a questo pezzo e che, forse, avrebbe potuto intitolarsi “Colors”, ma non è un errore. Da qualche giorno abbiamo ritrovato una serie di scatti fotografici in diapositiva, ascrivibili allo stesso Giuliana (fors’anche a qualcuno a lui vicino), in cui diversi concerti sono fotografati a colori. Forse non fa molta differenza – anzi, qualcuno preferisce le immagini in bianco e nero – ma rivedere il club di Via Duca della Verdura a colori, dato che è ormai solo un vago ricordo di chi ha assistito ai concerti in quella sala, fa un certo effetto. Così come fa effetto vedere più giovani Luigi Giuliana, Lully Notarbartolo, Manlio Salerno e diversi altri protagonisti del primo jazz club di Palermo che oggi non ci sono più. Il jazz nasce a colori, con crome e biscrome variopinte, ma più che altro “colored”, e le sue radici hanno origine in un meltin’pot vago e multiculturale in cui gli emigrati, e la loro progenie, (alcuni dei quali italiani) hanno avuto un peso sostanziale per la visibilità e la riconoscibilità del jazz delle origini ma il colore prevalente, si sa, è sempre stato uno.

(Domenico Cogliandro)

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